PINOCCHIO

Durata: 2h 5 min

Genere: Fantastico

Regia: Matteo Garrone

Cast: Federico Ielapi, Roberto Benigni, Rocco Papaleo, Gigi Proietti, Massimo Ceccherini

Origine: Italia, Gran Bretagna, Francia

Distribuzione: 01 Distribution

Trama:
Dal libro di Carlo Collodi, la storia di un povero falegname, Geppetto, che scolpendo un ciocco di legno costruisce un burattino animato, Pinocchio. Il bambino di legno si lancia nella vita, tra avventure e inciampi, scoprendo il senso della famiglia e i valori fondamentali…

Valutazione pastorale:
Il “Pinocchio” di Matteo Garrone è un racconto magico-fiabesco a partire dal classico della letteratura uscito dalla penna di Carlo Collodi nel 1883. Garrone è riuscito a raccordare lo sguardo dello sceneggiato Rai firmato nel 1972 da Luigi Comencini con l’immaginario visivo ricco di chiaroscuri alla Tim Burton (suo è “Big Fish” del 2003). Nel far ciò, Garrone ha abbandonato il suo consueto stile duro e asciutto, segnato da realismo cupo – tra i suoi titoli più noti “L’imbalsamatore” (2002), “Gomorra” (2008), “Il racconto dei racconti” (2015) e “Dogman” (2018) – per abbracciare i toni e i colori della favola, del romanzo di formazione, a misura di bambino. Il suo “Pinocchio” è, infatti, marcato da dolcezza, poesia e magia. È il racconto metaforico della vita, del diventare piccoli grandi uomini, schivando le insidie quotidiane e mettendo al centro gli affetti. La regia e la confezione formale risultano molto suggestive e convincenti; grande merito è anche del trucco Mark Coulier, due volte premio Oscar, che si è imposto all’attenzione internazionale con i film di “Harry Potter”, “The Iron Lady” e “The Grand Budapest Hotel”. Ancora un parola poi per la musica composta dal premio Oscar Dario Marianelli, che coniuga leggerezza, brio a toni più ombrosi, con un risultato finale comunque tenero e avvolgente. Menzione speciale per il cast, tutto di alto livello, da Roberto Benigni a Gigi Proietti, da Marine Vacth a Massimo Ceccherini (co-sceneggiatore con Garrone) e Rocco Papaleo, senza dimenticare Massimiliano Gallo. In particolare, Garrone ci riconsegna il Benigni attore a vent’anni esatti dall’Oscar per “La vita è bella”. Benigni torna al cinema nel ruolo di un papà, Geppetto, che ritrova smalto nella sua esistenza grigia e misera grazie all’amore di un figlio, seppure di legno. Nel tratteggiare Geppetto, l’interprete toscano sembra richiamare il brio e la tenerezza di un altro padre, Guido, l’indimenticato protagonista di quel suo film sulla Shoah. Con “Pinocchio” Matteo Garrone si conferma pertanto un autore con la maiuscola, dotato di uno stile solido e ben definito, capace di muoversi con disinvoltura tra le vette del cinema europeo e mondiale.